Papa Benedetto XVI e la tematica della leadership di cui nessuno vuole parlare Papa Benedetto XVI e la tematica della leadership di cui nessuno vuole parlare
17.09.2013

Un’intervista pubblicata con la Professoressa della Harvard Business School e storica della leadership Nancy F. Koehn.

 

Papa Benedetto XVI quando diede le dimissioni, fece riferimento alla sua età e al suo stato di salute compromesso. A parte la questione “nessun Papa ha mai abbandonato l’incarico negli ultimi 600 anni”, perché questo avvenimento è così importante nel grande schema di come interpretiamo il lavoro e la leadership? …


La prima lezione riguarda l’importanza della resistenza e della forza fisica e la capacità di mantenere se stessi e la propria energia ad un livello alto e in ottimo stato in modo davvero costante.

E’ incredibile quanto sia difficile – e non riguarda solo Papa Benedetto XVI. Si tratta di una questione che interessa tutti allo stesso modo e noi non ne parliamo spesso. Tranne quando gli esami annuali relativi alla salute del presidente degli Stati Uniti d’America vengono pubblicati, non parliamo di quanto forte debba essere un leader fisicamente, mentalmente ed emotivamente per sedere ai tavoli di riunioni che lo impegnano così tanto sotto questi aspetti.

La lezione numero due riguarda più che altro l’enorme difficoltà nel mettere in atto una leadership davvero efficace. Il fatto che il Papa faccia un passo indietro per ragioni di salute è qualcosa cui tutti prestiamo attenzione perché il Papa è un leader per più di un miliardo di persone.

Il suo lavoro è duro. E non è impegnativo solo perché ci sono abusi e scandali all’interno dell’organizzazione. Ad un primo livello queste dimissioni sembrano molto distanti, ma in un secondo momento, quando davvero approfondisci, non lo sono. Si tratta di fare un bilancio fra quanto ancora ne hai e per quanto ancora le cose rimarranno così. E’ quindi il contrario: lascia il suo incarico perché non sembra che domani possa andare meglio.


Quindi qual è la risposta per leader che siano invecchiati, malati o stanchi? Bisogna fare un passo indietro quando senti che non puoi farlo ancora per molto? Oppure è giusto aumentare la pressione e mantenere il proprio incarico il più a lungo possibile?


Io non credo sia in primo luogo una questione di età. Penso sia proprio un fatto di energia, entusiasmo e una sorta di verve fisica, morale, intellettuale ed emotiva – “un appetito”. E’ qualcosa che ogni leader ha la responsabilità di coltivare e nutrire. Che sia leggere i poemi di Keats o ballare il tango ogni martedì sera o ascoltare una splendida sinfonia o essere un D.J. una volta alla settimana – se questo può permettere ad un Papa, un Ceo, un presidente o un missionario di restare fresco, ispirato e pieno di energia, allora dico senza esitazione che questo deve essere a tutti gli effetti sulla loro to do list e parte della loro responsabilità di leader.

Questo non significa semplicemente fare un’ora di corsa sul tapis-roulant ogni mattina. Significa disintossicare e nutrire il tuo cuore, il tuo umorismo e il tuo riposo. Non si tratta di una pausa ogni otto mesi; non è nemmeno trascorrere due settimane in Nantucket. …

Papa Benedetto XVI è qualcuno che probabilmente si è guardato allo specchio e ha osservato i suoi predecessori – nessun altro ha fatto questo – e ha detto: “ Per me, ho bisogno di farlo. Perché sto valutando onestamente il mio stato fisico, mentale e spirituale e sulla bilancia non riesco a mettere in questo momento abbastanza risorse”. In un certo senso, è un atto di enorme responsabilità. Si tratta di rispondere seriamente ad un dovere spirituale.

 

Tornando indietro un pochino, perchè non parliamo di quanto sia difficile essere un buon leader?


Perchè vogliamo credere, in un modo che è per certi versi molto romantico, che leader si nasca. Che siano superuomini. Che siano creati con una stoffa particolare, che discendano dal Monte Olimpo per aiutare tutti noi. Vogliamo crederlo perché ci entusiasma lavorare con loro. Rafforza la nostra speranza pensare che persone che detengono il potere abbiano un grande senso di responsabilità e possiedano risposte che noi non vediamo.

Ci sono aspetti positivi in questa inclinazione, questa sorta di dissonanza cognitiva. Ma non è reale.

C’è qualcosa ugualmente di valore, ugualmente fonte di ispirazione, nello strappare la pagina del libro – “I leader sono nati così e sono speciali” – e al suo posto leggere un’altra pagina che dice “I leader sono creati uguali alla nascita, e forse, si formano in maniera inaspettata. E loro riconoscono quanto umani siano realmente.” Questo del resto ci permette di identificarci con loro, di seguirli e di accettare la loro sfida. E ciò ci dimostra anche cosa le persone siano in grado di fare in termini di leadership attingendo dai migliori angeli della loro natura. …

 

Ci sono veramente poche “posizioni per la vita” rimaste – il Papa, i professori di ruolo e i giudici della Corte Suprema degli Stati Uniti sembrano essere le ultime. La decisione del Papa cambierà ulteriormente la storia del “mantieni il posto fisso fino a che vai in pensione oppure muori”?


In effetti la cambia. Se pensi per esempio a qualcosa come i mandati, ci sono molte forze che spingono contro l’idea di un lavoro sicuro per tutta la vita. In diverse istituzioni, stanno smontando il fondamento logico originale alla base del “possedere” – cosa che sta permettendo alle persone che scrivono o insegnano di dire quello che davvero hanno bisogno di comunicare.

Ci sono nuove pressioni che gravano sulle istituzioni e le persone che le guidano che stanno iniziando a suggerire la costruzione di paradigmi alternativi e strutture diverse, cose come la distruzione del concetto di posto fisso. Io penso che lo vedremo anche per la Corte Suprema nei prossimi 10 anni, o quanto meno se ne parlerà.

E adesso c’è ancora da dibattere riguardo il Papa e quello che ha scelto. E dobbiamo chiederci: possiamo permetterci, nel senso ampio del termine, di assegnare alle persone degli incarichi a vita quando appare chiaro che ci sono così tanti cambiamenti ovunque? Stiamo parlando di cambiamenti come della “nuova normalità” e, quindi, se davvero un lavoro o una posizione possano essere garantiti a vita all’interno di un simile scenario.



Autore: Gretchen Gavett - Editore Associato dell'Harvard Business Review
Fonte: www.inc.com