La domanda migliore che puoi porre a un colloquio di assunzione La domanda migliore che puoi porre a un colloquio di assunzione
24.01.2017

C'è una sola domanda che puoi porre per valutare se i candidati comprendano il lavoro offerto e se siano giocatori di serie A o C.


Il segreto per assumere il tuo prossimo dipendente di talento potrebbe dipendere da come il candidato risponda a una sola domanda. E non si tratterà di chiedergli con che tipo di albero si identifichi o di parlare del suo profilo Myers-Briggs. Si tratta di capire come misurare le sue prestazioni. Lascia che ti spieghi.


Gli autori del libro “Who” spiegano come puoi riconoscere immediatamente un giocatore di serie A da un giocatore di serie B, partendo da un colloquio telefonico. Per farlo dovrai comunicare esattamente al candidato quali sono i criteri secondo i quali verrà valutata la sua performance nel ruolo per il quale lo vuoi assumere.

 

Il modo in cui reagiranno i candidati ti dirà molto riguardo la loro personalità. I giocatori di serie C, per esempio, probabilmente non terranno il telefono in mano per molto, perché avranno paura di essere valutati. I giocatori di serie A invece, prenderanno la palla al balzo per sfruttare la possibilità di eccellere. Potrebbero anche alzare la posta in gioco chiedendoti cosa riceverebbero in cambio se davvero riuscissero a raggiungere e superare le tue aspettative.

 

Esiste poi una domanda persino migliore da porre ai candidati per valutare se siano veri giocatori di serie A durante un colloquio. Ho imparato a utilizzare questa domanda magica da Joel Trammell, l'amministratore delegato della società di software Khorus, che ho nominato nel mio libro Great CEOs Are Lazy.

 

Joel ritiene che gli amministratori delegati non possano delegare le decisioni di assunzione a qualcun altro, come i responsabili delle risorse umane. Egli ha perfezionato il suo metodo di assunzione facendo il colloquio personalmente a ognuno dei dipendenti della sua azienda e parliamo di centinaia di dipendenti.

 

Facendo quei colloqui, Joel ha capito che esisteva una sola domanda che lo potesse aiutare a valutare se un candidato avesse compreso il lavoro per il quale doveva essere assunto e quello che lui o lei avrebbe dovuto fare per eccellere svolgendolo.

 

"Se dovessi assumerla, come potrei sapere se lei sta svolgendo un buon lavoro"?

Questa è una domanda geniale perché costringe il candidato a pensare approfonditamente a come svolgerà il lavoro e a come potrebbe essere valutato da te, il suo capo. La risposta che otterrai ti farà capire molto riguardo la maturità del candidato e il suo livello di tranquillità nel pensare che la sua performance sarà valutata.

Se poni questa domanda a un dipendente di serie C, per esempio, potresti ottenere un po' di balbuzie seguite da alcuni parametri non critici, come quello di arrivare al lavoro in orario e non richiedere orari di pausa pranzo troppo prolungati.


Un giocatore di serie A, invece, ti darà esattamente la risposta che stavi cercando. Facciamo finta che tu stia per assumere un ingegnere informatico. Se poni a un giocatore di serie A la domanda magica, egli potrebbe rispondere dicendo che saprai che starà facendo un buon lavoro utilizzando tre parametri: il volume totale dei codici software che produce su base settimanale o mensile; la qualità del codice basato su un numero limitato di elementi e la percentuale di progetti che consegnerà in tempo, secondo i parametri concordati.

Questa sarebbe una grande risposta, perché ciascuno dei parametri è misurabile e quantificabile. Se si potesse avere un gruppo di ingegneri disposti a essere misurati su tali parametri, si avrebbe una squadra ad altissime prestazioni.

Allo stesso modo, se stessi per assumere un venditore, potresti desiderare come risposta alla domanda magica, che potresti valutare il suo lavoro in base al superamento della quota di vendite prefissata o in base alla redditività delle vendite fatte o ancora se il grado di soddisfazione dei suoi clienti fosse in cima alle classifiche.


Il punto chiave qui è che, anche se sai già quello che vorresti sentirti dire da un candidato, lascia un po’ di spazio per restare sorpreso e imparare qualcosa di nuovo riguardo la posizione lavorativa da un candidato di serie A – qualcuno che potrebbe pensare ad un parametro di valutazione che non avevi mai preso in considerazione.

La bellezza del porre la domanda magica è anche che, dopo che il candidato avrà dato la sua risposta, potrai fare un secondo di pausa e dire: "Mi lasci scrivere ciò che ha appena detto perché, se la assumo, questo sarà esattamente il modo con il quale la potrò valutare dopo che avrà iniziato il suo nuovo lavoro".

 

In altre parole, è possibile utilizzare la risposta alla domanda magica come un grande strumento di inserimento in azienda, con cui sarà eliminata qualsiasi possibilità che il nuovo assunto rimanga sorpreso per quanto ci si aspetti da lui dopo che avrà iniziato il suo nuovo incarico.

 

Quanto è magico questo?

 



Autore: Jim Schleckser - CEO, Inc. CEO Project e autore di 'Great CEOs Are Lazy'
Fonte: www.inc.com